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Attività di vigilanza
  • Vigilanza e sanzioni   ( 6 articoli )

    Il prof. Veneto nel numero del “il lavorista” del 15 marzo scorso ha detto che “si deve parlare di flessibilità, senza neanche avere bisogno di operare l’ormai inutile e scontata precisazione: sì alla flessibilità, no alla precarietà. Non si tratta altro che di una stessa medaglia che, purtroppo, oggi appare di difficilissimo reperimento e, ancor più, di rarissimo conio: la medaglia del lavoro, quella che si trova nell’art. 1 della nostra Carta costituzionale”. Vorrei rilanciare con un’altra medaglia, che trova il proprio conio però nell’art. 4 della Costituzione, ma con due facce differenti: quella dell’abuso e quella della cultura del diritto del lavoro. Solo così potremo vincere sul “tavolo verde” – colore che dovrebbe ispirare fiducia soprattutto alle parti sociali – del mercato del lavoro, valorizzando il vero messaggio che il Prof. Marco Biagi ci ha lasciato con il suo Libro bianco del 2001. Egli, infatti, sosteneva che: “Se creare più posti ed occasioni di lavoro rappresenta l’ambizioso traguardo dei prossimi anni, occorre, tuttavia, anche migliorare la qualità del lavoro. In Italia, la qualità “non buona” del lavoro è insita nei differenziali occupazionali ma, soprattutto, nell’ampia fascia di lavoro sommerso, irregolare e clandestino che contribuisce a creare condizioni di esclusione sociale e di sottoutilizzo di capitale umano. Un mercato del lavoro flessibile deve migliorare la qualità, oltre che la quantità dei posti di lavoro, rendere più fluido l’incontro tra obiettivi e desideri delle imprese e dei lavoratori e consentire ai singoli individui di cogliere le opportunità lavorative più proficue, evitando che essi rimangano intrappolati in situazioni a rischio di forte esclusione sociale”. Perciò, la qualità del lavoro è la strada da percorrere contro gli abusi e soprusi sul capitale umano, che potranno essere sconfitti se solo affileremo tenacemente le armi di una più vasta cultura della legalità. In questo solco si propone la sezione “Attività di vigilanza” al fine di approfondire e comprendere insieme le difficili tematiche che l’attuale e (forse) futura normativa ci propone, anche per dar maggior senso a quanto affermato dal papa Benedetto XVI in Caritas Veritate “L’uomo, infatti, è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale”. Quindi, buona “cultura del diritto dei lavori” a tutti: lavoratori, datori di lavoro, parti sociali, associazioni, professionisti, Governo, istituzioni locali e organismi deputati al controllo del territorio.

    S. Rossi


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